Ci sono Monica e Noemi, con le scrivanie ad un tiro di schioppo dalle proprie officine meccaniche. Sabina, che impasta la piadina in mezzo alla pineta. E poi Grazia, che da stilista prediligerà sempre la seta e il blu. Loredana, che sogna di portare frotte di turisti a visitare il parco della Vena del Gesso sui pullman parcheggiati nel giardino di casa sua. E Maddalena, che passa le giornate con i bambini degli altri. Ventotto donne, ventotto aziende, ventotto storie di vita distribuite su tutta la provincia di Ravenna, da Brisighella a Cervia, passando per i comuni più importanti e le frazioni più piccole.La Confartigianato ha scelto di dar loro una voce, un volto, una visibilità. E di valorizzare così l’imprenditoria femminile, raccontando un pezzo dell’economia del territorio variegata, poliedrica, ricca di energieanche sespesso nell’ombra. Siamo andati a trovare ognuna delle protagoniste di questo progetto là dove lavorano, operano, si ingegnano ogni giorno. Le abbiamo intervistate e fotografate nei loro contesti professionali, in certi casi, o facendoci accompagnare negli angoli che più amano dei loro luoghi di origine. Perché ad unire le loro vicende umane e lavorative, senza dubbio molto diverse, è proprio il legame con questa terra. Sono emersi pregi e difetti dell’essere imprenditrice qui, oggi. Qui dove la donna è ancora vista con diffidenza quando occupa ruoli manageriali, seppure con alcune recenti aperture. Ora che lo scenario economico è in difficoltà. Alcune di loro hanno continuato tradizioni di famiglia, altre si sono inventate una nuova attività dal nulla. Alcune hanno rinunciato alla famiglia, altre tentano di conciliare lavoro e figli facendo i salti mortali, con sensi di colpa, difficoltà ma anche soddisfazioni. Alcune hanno scelto di lavorare con altre donne. Altre, per compensare, hanno alle loro dipendenza anche uomini. Ogni donna che abbiamo raccontato ci ha trasmesso la passione per il proprio mestiere e la voglia di guardare avanti. Una gelateria, un centro estetico, una lavanderia, un calzaturificio? Non importa: qui le differenze scompaiono.

Giampiero Corelli e Silvia Manzani

 

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