“Mestieri. Volti di una città del Terzo Millennio” (Edizioni Moderna, 25 euro). Il libro di 136 pagine, curato da Giampiero Corelli, Andrea Bassi e Antonio Ravaglioli, contiene 64 foto in bianco e nero e quattro saggi che indagano la fotografia attraverso la musica, il cinema, la letteratura e la sociologia. Sin dalle epoche più antiche, l’uomo ha avvertito il bisogno di raccontarsi attraverso la rappresentazione delle proprie attività quotidiane, dei propri ‘mestieri’ che divengono in tal modo la chiave di interpretazione di una determinata realtà storica e dei suoi mezzi di espressione. Oggi, la fotografia diviene dunque il modo migliore per aiutarci a conoscere chi siamo e dove stiamo andando.
E’ questo il progetto degli autori di questa’opera che con il secondo volume si propongono di descrivere non più solo la vita di una città di provincia, bensì quella di un’intera epoca, letta ed interpretata attraverso le immagini dei suoi ‘mestieri’.
Accanto a ‘mestieri’ tradizionali come il fabbro, il farmacista, il notaio troviamo il facilitatore aziendale, l’art designer di luci, la cartomante parrucchiera, il sognatore del deserto, la mediatrice culturale linguistica sanitaria, la formatrice in tecniche di seduzione rapida. L’obiettivo è quello di far emergere in ogni fotografia una personalità precisa, un’individualità ben connotata. Dal dermatologo, tutto nascosto dietro la attrezzatura e il camice, e ulteriormente celato dietro i suoi occhiali, alla cuoca romagnola, per la cui abilità in cucina ci dobbiamo affidare completamente alla didascalia. L’imprenditore e il traghettatore sembrano invece aver incorporato nel loro stesso volto la sostanza della loro attività, sembrano portarne in se stessi i segni, senza bisogno di ricorrere a riferimenti esterni. Segni che possono essere invece affidati a un riferimento simbolico, come nel caso del vignaiolo, o alla precisa ed evidente ostentazione degli strumenti del mestiere, come nel caso dei musicisti bulgari di strada.

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